Caso Cinzia Dal Pino, ecco cosa c’era dentro la borsetta
Sul fronte della cronaca nera nazionale, sta tenendo banco il caso dell’imprenditrice 65enne Cinzia Dal Pino, titolare di uno stabilimento balneare a Viareggio, che la sera di domenica 8 settembre, terminata una cena tra amici al ristorante, verso le 23, si è recata al parcheggio ed è salita a bordo della sua vettura di grossa cilindrata, un Suv Mercedes.
Sulla base del racconto della donna, il 47enne Said Malkoun, avvicinandosi a lei, avrebbe provato a rubarle la borsa che lei aveva sul sedile e le avrebbe detto di avere con sè un coltello (ancora non ritrovato), per cui la donna non avrebbe opposto resistenza.
L’imprenditrice, dopo due notti trascorse in penitenziario, è stata mandata a casa, con un braccialetto elettronico, quindi per ora resta ai domiciliari. Un caso, questo, che ha scosso profondamente sia la donna che, di riflesso, noi che lo abbiamo appreso a mezzo stampa e che lo stiamo seguendo, in attesa di sviluppi significativi, essendo queste ore molto concitate.
Ribadiamo che la Dal Pino, sulla quale pende l’accusa di aver tolto la vita volontariamente all’algerino, ha ribadito di non averlo fatto di sua volontà ma solo per recuperare la sua borsa che lui le avrebbe rubato.
A questo punto, viene da chiedersi cosa c’era nella borsetta di Cinzia Dal Pino? Il suo contenuto è stato rivelato a mezzo stampa per cui non ci resta che vederlo insieme nel proseguimento del nostro articolo, in modo da capire se al suo interno si trovava qualcosa di importante o meno.
Mentre Cinzia Dal Pino è ai domiciliari, dopo due notti trascorse nel penitenziario di Pisa, le tre sorelle di Said Malkoun si sono rivolte alla tv marocchina Chouf Tv, chiedendo giustizia per il fratello e ovviamente sono in tanti coloro che, seguendo il caso, si chiedono cosa ci fosse di così tanto importante nella borsa dell’imprenditrice. Ma andiamo con ordine.
La donna ha dichiarato che non voleva togliere la vita a Malkoun,” ma solo fermarlo perchè mi aveva scippato la borsa con documenti molto importanti”, queste le sue parole, precisate durante l’udienza di convalida del fermo ma a quanto pare, non sono state sufficienti.
Il gip Alessandro Trinci ha confermato l’accusa di omicidio volontario per l’imprenditrice che è stata incastrata da alcuni filmati, registrati da una telecamera di sicurezza dell’azienda di attrezzature elettriche per la nautica che l’ha ripresa mentre, con il Suv, investiva ripetutamente l’uomo. Il filmato l’ha catturata anche mentre, scendendo dalla sua vettura, si è ripresa la borsa, per poi fuggire.
Grazie a quei video, la donna è stata identificata e tradotta in penitenziario (oggi è ai domiciliari dopo due notti nella casa circondariale). Il gip ritiene che non sussista il pericolo di fuga, né il rischio di reiterazione del reato, né di inquinamento delle prove, per cui ha concesso i domiciliari, accogliendo la richiesta dall’avvocato dell’imprenditrice, Enrico Marzaduri.
Cinzia ha precisato che non voleva togliere la vita all’ algerino ma solo fermarlo per recuperare i “documenti molto importanti”, contenuti nella borsa, che le erano stati sottratti. La donna ha aggiunto che non ha potuto chiamare la polizia , in quanto il suo cellulare era, anch’esso, nella borsetta in questione.