Case popolari prima a italiani: la svolta anti stranieri di Sesto
I numeri parlano chiaro. Quando a Sesto San Giovanni, comune nell’hiterland milanese dove dal 2017 governa il centrodestra, ad assegnare gli appartamenti delle case popolari era la sinistra, ben 29 su 36 erano andati agli extracomunitari.
Adesso il sindaco Roberto Di Stefano ha letteralmente ribaltato questi numeri: nel 2018 sono stati, infatti, assegnati agli immigrati solo due appartamenti su 39. Un cambio di linea che lo scorso venerdì è stato benedetto anche dal Tar di Milano che ha rigettato un ricorso di una cittadina dell’Ecuador che chiedeva il ripristino della sua domanda di assegnazione cancellata dagli uffici comunali.
“È una sentenza importante – spiega Di Stefano – abbiamo applicato la legge in modo regolare e qualsiasi scelta diversa discriminerebbe gli italiani”. Con la sentenza di venerdì scorso, i giudici amministrativi hanno accolto in toto le argomentazioni esposte nella memoria difensiva del Comune di Sesto San Giovanni. Secondo l’organo amministrativo, non esiste alcuna discriminazione nei confronti dell’interessata che è stata esclusa dalla graduatoria, in base al dato oggettivo, e indipendente dalla volontà dell’autorità interna italiana, che il Paese di provenienza non possiede uno strumento operativo (in questo caso il registro nazionale della proprietà), necessario per accertare l’appartenenza di beni immobili, né mezzi alternativi per conseguire lo stesso risultato. Anche secondo i giudici, insomma, è necessario pretendere una doumentazione completa. “È una scelta che rispetta rispetta gli italiani e gli stranieri che rispettano le regole”, spiega soddisfatto Matteo Salvini lodando la nuova linea imposta dal sindaco Di Stefano.
Nella sentenza della scorsa settimana il Tar ha sottolineato la necessità di parità di trattamento tra lo straniero e il cittadino italiano “nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’accesso ai pubblici servizi”, non esonerando il primo dall’obbligo di sottoporsi alle stesse prescrizioni stabilite per il secondo, “pur se il rispetto delle stesse comporti un onere documentale aggiuntivo, quantomeno se ciò dipenda dal sistema normativo o dall’assetto amministrativo del Paese d’origine”. Per Di Stefano è una decisione particolarmente importante perché evidenzia che il Comune di Sesto San Giovanni sta applicando la legge senza alcuna discriminazione. “Se non lo facessimo – continua – finiremmo nel penalizzare i cittadini onesti, attuando addirittura un’assurda discriminazione verso gli italiani, tenuti a produrre all’amministrazione i documenti sulle loro proprietà”. Politicamente, poi, il Tar mette nero su bianco che qualsiasi scelta diversa da quella fatta dal Comune di Sesto San Giovanni andrebbe a discriminare gli italiani. “Ora – tuona Salvini – basta con i favoritismi agli stranieri”