Carola affoga la figlia di 10 mesi, poi la scoperta choc sui bigliettini: cosa c’era scritto

Nole Canavese, Carola affoga la figlia di 10 mesi: il movente. Un nuovo infanticidio ha sconvolto l’Italia intera. Si chiama Carola Finatti la donna che ha ucciso la figlia Perla di dieci mesi a Nole Canavese in provincia di Torino. In queste ore è saltato fuori anche il movente del terribile gesto. La donna lo ha scritto all’interno di alcuni bigliettini trovati dagli inquirenti.

Nole Canavese, Carola affoga la figlia di 10 mesi: il movente

A Nole Canavese, in provincia di Torino, Carola Finatti, 34 anni, ha annegato la figlia di appena 10 mesi, Perla, nella vasca da bagno. Dopo l’infanticidio, la donna, come riportato a The social post, ha cercato di togliersi la vita colpendosi con un coltello al petto e al collo. Ora è ricoverata all’ospedale Molinette di Torino, piantonata dalle Forze dell’Ordine, le quali avrebbero rintracciato il movente del terribile gesto all’interno di diversi bigliettini scritti dalla donna stessa prima di commettere l’omicidio.

Carola Finatti, 34 anni, ha ucciso la figlia Perla di dieci mesi a Nole Canavese in provincia di Torino. La donna soffriva di depressione post partum ed era in cura dallo psicoterapeuta. Prima di ucciderla affogandola nella vaschetta, come riportato da La Stampa, Carola ha scritto una serie di biglietti, che racchiuderebbero il movente del terribile gesto: “Non ce la faccio più”, “Non riesco a tenere la bambina” e ancora “Non ce la faccio a crescerla”. A trovare la bimba è stato il padre, che ha chiamato subito il 118. Quando sono arrivati nella villetta di via Grazioli, i Carabinieri di Venaria hanno trovato il nonno Antonio Parrinello che cercava di rianimarla senza successo.

La dottoressa che seguiva Carola Finatti, Grazia Beva, come riportato da Open, ha dichiarato: “Ho continuato a seguirla, con altri professionisti, da quando sono emersi i primi sintomi della sua depressione post partum. Era certo che fosse quella. Non avevamo dubbi. E quando lo abbiamo capito, abbiamo attivato tutta la rete del sistema sanitario. Io come medico, la psichiatra, la psicologa. Carola era in terapia. Cosa avrebbe dovuto fare più di così? Ma Carola, e questo vi prego scrivetelo, è doveroso, da subito si era allertata per le cure. Era seguita da tutti. E tutta la sua famiglia si è mossa, unita, con lei, per aiutarla. Ce la stava mettendo tutta. Ultimamente, in questo recentissimo periodo, sembrava che le cose stessero un pochino migliorando. E invece”.