Altro che buonismo e accoglienza. Perché i sindaci protestano? Non avranno più un euro. La verità che li smaschera.
I sindaci sono scesi in piazza per protestare contro il ministro degli interni Salvini ed il suo decreto, proteggendo a tutti i costi l’accoglienza dei migranti senza titolo.
In giro per le strade con bollettini stampa intrisi di vendetta e inneggiato alla disobbedienza civile, reclamizzato sui social la minaccia di ricorrere alla Consulta contro il Dl Salvini e, non ultimo, spronato il terzo settore a inondare le città con un grande appuntamento di rilevanza nazionale.
Sono loro, i sindaci tanto buonisti quanto disperati dimentichi di quella fascia tricolore di cui si fregiano nelle occasioni pubbliche e, altrettanto, di rispettare una legge dello Stato. Leoluca Orlando, Luigi de Magistris, Dario Nardella, Antonio Decaro e l’ordine non è certo d’importanza si sono autonominati nemici del decreto Sicurezza, almeno per quanto riguarda il capitolo sui permessi di soggiorno ai richiedenti asilo, e vorrebbero calpestarlo a suon di insulti.
Ma dietro tutte queste chiacchiere, si scoprono le verità disarmanti e le reali motivazioni di tutti questi politici buonisti. Che di buonismo hanno ben poco, se non il nome.
Ci sono in ballo infatti un bel mucchio di soldi che verranno stornati dai finanziamenti per l’accoglienza diffusa nei comuni e nelle aree metropolitane: poco più di 150 milioni di euro e solo nel primo anno.
Già, perché tra permessi umanitari ormai scaduti e richiedenti asilo ospitati negli Sprar che dovranno essere trasferiti nei centri di accoglienza straordinari o, in caso di diniego, nei centri per il rimpatrio il numero di stranieri cui far fronte, a dir poco, si dimezzerà.
I comuni quindi non otterranno più tutti quei fondi, che non potranno più essere ridistribuiti poi a cooperative, enti benefici e onlus per i percorsi di integrazione e formazione.
Nella stessa misura Cittalia, la fondazione dell’Anci non incasserà più oltre 15 milioni di euro a triennio. Insomma più che ottime ragioni per protestare, anche se la solidarietà coi migranti c’entra poco.
Si può ancora parlare di buonismo?