Almasri, denuncia all’Aia contro il governo italiano. La Corte: “Nessuna indagine aperta”

La Procura internazionale dell’Aia ha ricevuto una denuncia contro il governo italiano per presunto «ostacolo all’amministrazione della giustizia» ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma, in relazione alla vicenda del generale libico Almasri. Tuttavia, fonti della Corte hanno chiarito che non è stato avviato alcun fascicolo né si procederà con un’indagine ufficiale contro l’Italia. Si tratta, spiegano, di una delle numerose segnalazioni che arrivano ogni anno, senza che siano prese decisioni immediate.

La denuncia, riportata dal quotidiano Avvenire, è stata ricevuta dall’Ufficio del Procuratore e inoltrata al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale. Nel documento vengono citati i nomi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i quali ieri hanno riferito in Parlamento ricostruendo i fatti della vicenda. Martedì prossimo, il caso sarà discusso anche al Parlamento europeo a Strasburgo. «È stata accolta la nostra richiesta, avanzata dal gruppo The Left, per un dibattito sulla protezione del diritto internazionale e del ruolo della Corte Penale Internazionale», hanno dichiarato gli europarlamentari 5 Stelle Danilo Della Valle e Gaetano Pedullà.

Durante il dibattito, Annalisa Corrado, eurodeputata Pd, ha annunciato: «Chiederemo ancora spiegazioni sul caso Almasri. Il governo deve fornire chiarimenti non solo al nostro Paese, ma a tutta l’Europa».

La denuncia è stata presentata dagli avvocati di un rifugiato sudanese, che già nel 2019 aveva raccontato alle autorità internazionali delle torture subite insieme alla moglie durante la loro prigionia in Libia, per mano del generale Almasri. Nelle 23 pagine trasmesse all’Aia, «corredate da numerosi allegati», si afferma che Almasri sarebbe entrato in Italia il 6 gennaio e ripartito il 18 gennaio, come confermato dai legali di Front-Lex.