Adesso Ramy attacca Salvini: “Se lo ringraziano è merito mio”
Ramy contro Matteo Salvini. E stavolta senza tanti fronzoli. Dopo il dibattito sulla concessione della cittadinanza italiana ai due bambini eroi di San Donato Milanese, la sinistra ne ha subito approfittato per spostare lo scontro sullo ius soli.
Dall’esecutivo, e in particolare dalla Lega, è arrivato un secco no: non è nel contratto di governo. “Non cambio una legge che sconvolgerebbe la vita di questo Paese per il dirottamento di uno scuolabus”, ha detto Salvini. Che ora però dovrà rispondere alle parole pronunciate durante una premiazione all’ambasciata egiziana da Ramy, uno dei due studenti che ha contribuito a sventare l’attentato di mercoledì scorso a un autobus nel Milanese: “Dopo tutto quello che è successo volevo vedere cosa avrebbe detto Salvini, se tutti i ragazzi fossero morti? – ha attaccato – Se tutti adesso lo ringraziano è merito mio. Di Maio vuole darmi la cittadinanza, io mi fido di lui”.
Le parole dell’alunno della scuola media di Crema sembrano una risposta a quanto dichiarato nei giorni scorsi dallo stesso Salvini. “Rami vuole lo Ius soli? – aveva detto il ministro dell’Interno – è una cosa che potrà scegliere quando verrà eletto parlamentare”. E ora, a poche ore di distanza, Ramy sembra replicare direttamente al titolare del Viminale.
Sul caso sembra già aprirsi un caso. Il 13enne di origine egiziana, infatti, all’Agi ha detto: “Sto salendo ora, parleremo di persona delle cose che sono state dette in questi giorni”. Ma fonti del Viminale assicurano che non è previsto un incontro per Ramy nelle prossime ore. “Non c’è mai stato alcun appuntamento”, dicono le fonti. “Salvini è a Milano”.
Intanto, va avanti la pratica per il riconoscimento della cittadinanza ai due ragazzini eroi. Sin da subito Salvini si è detto disponibile a concedere il documento “per meriti speciali”, come previsto dalla legge. Cosa ben diversa dall’aprire allo Ius Soli. “Se non ci saranno i problemi che qualcuno ha prospettato, sarò la persona più felice del mondo – ha ribadito il ministro – Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso: ovviamente non su un ragazzino di 13 anni su cui c’è poco da approfondire, ma su altro che riguarda la concessione di cittadinanza”. Il motivo è chiaro: “Se dai la cittadinanza a un bimbo di 13 anni estendi questo diritto a tutti coloro che gli stanno intorno – spiega il titolare del Viminale – Stiamo facendo tutte le verifiche che ciò non comporti problemi”.