“Abbiamo ricevuto il tuo curriculum”. Cosa è successo a chi ha riposto alla telefonata-truffa

Negli ultimi mesi, una nuova truffa telefonica ha iniziato a colpire in modo mirato le persone in cerca di lavoro, approfittando della loro vulnerabilità in un periodo di difficoltà economica e incertezze professionali. Il copione di questa frode è consolidato e inquietantemente ripetitivo, rendendo la situazione ancora più allarmante.

Le vittime ricevono una telefonata da un numero con prefisso italiano, seguita da una voce sintetica che annuncia con tono rassicurante: “Ciao, abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungi su WhatsApp questo numero”. Questa frase, apparentemente innocua, è studiata per colpire chi, colpito da settimane di candidature andate a vuoto, è in cerca di un segnale di speranza. Tuttavia, dietro questo invito si cela un inganno ben congegnato, finalizzato a carpire dati personali e, infine, denaro.

Il meccanismo della truffa si attiva nel momento in cui la vittima risponde alla chiamata o contatta il numero fornito su WhatsApp. L’interlocutore, che non si presenta né menziona il nome di alcuna azienda, propone un’opportunità tanto semplice quanto allettante: mettere ‘mi piace’ ai video di alcuni content creator su YouTube. In cambio, promette un pagamento immediato. “Non devi necessariamente guardare il video completo, metti mi piace e mandami uno screenshot e ti pagherò 3 euro”, è la tentazione che viene offerta. Questo è solo l’inizio di un percorso che, per molti, si trasforma in una vera e propria spirale truffaldina.

Chi decide di seguire le istruzioni iniziali viene subito accolto con complimenti e incoraggiamenti, ma il denaro promesso tarda ad arrivare. Prima di ricevere qualsiasi compenso, infatti, la vittima deve essere messa in contatto con un’altra figura, presentata come Beatrice, la presunta ‘business manager’ dell’azienda. Anche lei utilizza un linguaggio rassicurante, ma le sue richieste diventano gradualmente sempre più invasive. L’obiettivo finale è ottenere informazioni sensibili, come l’Iban del conto corrente, il nome e cognome dell’intestatario e la banca di riferimento.

Secondo un’indagine dei carabinieri di Parma, questa tecnica è nota come strategia delle “briciole di pane”. I truffatori iniziano effettuando piccoli bonifici – somme irrisorie – per conquistare la fiducia della vittima. Una volta instaurato un legame apparentemente solido, arriva la richiesta decisiva: un versamento ben più consistente, con la promessa di un rimborso accompagnato da un bonus. Naturalmente, questa promessa si rivela infondata, e i malfattori, dopo aver incassato il denaro, si dileguano, lasciando la vittima con un conto alleggerito e senza possibilità di recuperare la somma.

Questa nuova truffa non solo sfrutta la buona fede delle persone, ma si alimenta anche della fragilità di chi cerca lavoro e spera in una svolta. È un raggiro che si evolve e si adatta ai tempi, rendendosi sempre più credibile e pericoloso. Per questo motivo, prestare attenzione non è più un semplice consiglio, ma una necessità. Oggi, il pericolo non bussa più alla porta: ti scrive su WhatsApp.

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