Abbiamo gettato una giacca usata con un Gps in uno dei cassonetti gialli: ecco dov’è finita
Sta suscitando molto scalpore l’ultima inchiesta televisiva de Le Iene, dove si è fatto luce su un vero e proprio scandalo. Conosciamo bene quei cassonetti gialli della Caritas posti in tutte le città d’Italia, dove la gente va a lasciare i vestiti che non utilizza più per donarli ai poveri.
Ma è proprio così? A quanto pare la verità non è sempre quella che ci aspetteremmo. Ancora una volta è il noto programma d’inchiesta di Italia 1 ad occuparsi di una questione così scottante che lascia tutti basiti. La Iena Luigi Pelazza ha portato avanti un’indagine che ha fatto emergere un quadro molto allarmante sulla questione dei cassonetti gialli.
Questa iniziativa è stata avviata circa 20 anni fa dalla Caritas per donare ai poveri quegli indumenti dei quali siamo soliti sbarazzarci dal nostro guardaroba. Stando a quanto si legge sul sito della nota associazione, in 20 anni questa iniziativa “ha prodotto oltre 3,5 milioni di euro a favore di 141 progetti sociali per 5.600 persone in difficoltà e ha permesso il risparmio di 42mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica, oltre 70 miliardi di metri cubi di acqua, 3.500 tonnellate di fertilizzanti e 2.350 tonnellate di pesticidi risparmiati”.
Un vero successo, verrebbe da pensare, leggendo questi numeri entusiasmanti. Peccato che non è sempre tutto oro quello che luccica. L’inchiesta de Le Iene ha lasciato tutti senza parole. Non ci si aspettava che venisse fuori una realtà così diversa da quella che ci viene spacciata.
Per cercare di capire dove vanno effettivamente a finire gli indumenti della Caritas, è stato apposto un GPS su una giacca lasciata in un cassonetto. E’ emersa così la verità su quello che succede con questi vestiti donati.
L’inchiesta di Luigi Pelazza, noto inviato de Le Iene, ha davvero del clamoroso. Anche i cassonetti gialli, quelli riposti agli angoli di tutti i nostri paesi, celano una realtà profondamente allarmante. Nessuno si sarebbe mai aspettato che questa iniziativa arricchisse in realtà delle aziende molto ‘poco limpide’.
Di cosa si tratta? A quanto pare, anche dietro queste iniziative apparentemente di beneficienza si nasconde la longa manus della criminalità organizzata, sempre pronta ad accaparrarsi qualsiasi tipo di business. Un giro d’affari che, secondo il presidente della commissione ecomafie Stefano Vignaroli, si aggirerebbe sui 200 milioni di euro all’anno.
Una cifra esorbitante che finirebbe quasi tutta nelle tasche della criminalità organizzata. Solo un 1%, infatti, sarebbero diretti effettivamente ai progetti Caritas a favore dei bisognosi e dei senzatetto. Inoltre, al contrari odi quello che si potrebbe pensare logicamente, questi vestiti non sarebbero donati ai bisognosi, ma bensì venduti.
Come si è giunti a queste conclusioni? Dal Gps inserito nell’indumento lasciato dalla Iena, si è scoperto clamorosamente come sia finito in un’azienda in provincia di Caserta, che rivende questi abiti in tutto il mondo. Il responsabile ha spiegato all’inviato de Le iene, fintosi un grossista albanese, che l’azienda acquista i vestiti a 40 centesimi al kg, per poi rivenderli dai 3 ai 5 euro.
Un business enorme finito da tempo nel mirino della Direzione investigativa antimafia, visto che le aziende che trafficano nel settore risulterebbero essere legate alla camorra. Decine e decine di milioni di euro, a fronte di pochi spiccioli che finiscono poi effettivamente nelle mani della Caritas.