“Sento il bisogno di dirlo”. Enrico Mentana, il commento in diretta commuove gli italiani
“Sono commosso”. Enrico Mentana, emozione durante il Tg, le sue parole fanno venire la pelle d’oca a migliaia di telespettatori. Il direttore del TG La7, ha voluto prendersi qualche secondo per parlare della terribile vicenda del bracciante indiamo morto il 19 giugno dopo essere stato ritrovato appena due giorni prima, senza un braccio. Al ragazzo era stata una macchina ad averglielo amputato di netto. Ma il fatto sconcertante è che nessuno ha pensato di soccorrerlo, anzi, è stato lasciato in balia della sorte e dopo un paio di giorni dal ricovero, è morto.
Mentana prende la parola e dice: “Come tutti i braccianti di quella ditta; come tutti i braccianti o quasi, che ci sono nelle nostre campagne da Nord a Sud, come tanti altri lavoratori in nero – noi diciamo irregolari, invisibili che ci sono in Italia – ora bisogna essere molto chiari. Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale”.
“Sono commosso”. Enrico Mentana, emozione durante il Tg
Continua Enrico Mentana: “Allora, noi parliamo dei migranti tante volte. Sono oggetto di campagna elettorale per timore che arrivino e l’immagine non è mai quella di un cingalese o di un indiano. È quella di un enorme africano nero, che noi associamo al traffico della droga o a violenze di qualsiasi tipo. Anche perché questa è la retorica narrativa di questi anni, ma noi dobbiamo sapere che gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate. Una volta si diceva pietosamente che venissero chiamati in Italia per fare lavori che vengono rubati agli italiani perché loro costano meno”.
Enrico Mentana poi dice: “La verità che dobbiamo dirci è che tante persone, centinaia di migliaia di immigrati irregolari, vengono chiamati da noi per fare i lavori che noi non vogliamo più fare. Ci siamo divisi in due tipi di razzisti, se posso dirlo in questi termini, quelli che proprio non vogliono stranieri, migranti, e quelli che li vogliono per fare questi lavori lontano dai nostri occhi, lontano dalle nostre garanzie retributive e anche previdenziali, facendo quelle cose che ci permettono di andare avanti”.
Conclude quindi Enrico Mentana: “Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare? È soltanto il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese”.