“Gravissime minacce”. Paura per Francesca Fagnani, intervengono le forze dell’ordine
Situazione molto delicata per Francesca Fagnani. La conduttrice di Belve è finita oggetto di minacce e le autorità competenti hanno dovuto prendere dei provvedimenti. Quindi, c’è molta preoccupazione intorno alla donna, che ovviamente è stata subito avvisata di questa decisione presa direttamente dalla prefettura di Roma. E c’è una ragione specifica dietro questa problematica.
Francesca Fagnani ha subito delle minacce e ora c’è stato un intervento per salvaguardare la sua incolumità. Gente pericolosa avrebbe messo nel mirino la presentatrice Rai, a causa di una sua scelta netta che è stata poi ufficializzata a fine aprile. Andiamo a vedere insieme di cosa stiamo parlando e perché c’è chi starebbe mettendo molta pressione su di lei.
Francesca Fagnani vittima di minacce: cosa sta succedendo
Un momento da incubo per Francesca Fagnani, che è costretta a vivere una condizione tutt’altro che piacevole dopo queste minacce ai suoi danni. La prefettura romana ha disposto il servizio di vigilanza, utile per preservare la sua sicurezza e la sua protezione, come riportato da Repubblica. Avrebbe subito delle vere e proprie intimidazioni da parte di persone ben definite.
La Fagnani è stata minacciata da esponenti della criminalità di Roma, a causa del libro Mala. Roma Criminale, che è proprio un’inchiesta sulla malavita romana, e che è stato pubblicato il 30 aprile. Si è occupata del delitto del capo ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli, ammazzato nel 2019. Lei ha parlato così dell’omicidio: “Ha fatto sì che si aprisse una sorta di Vaso di Pandora fatto di omicidi, torture, rivalità, spaccio di ingenti quantità di droga, intrecci tra criminalità organizzata e politica, insomma di tutto”.
Poi la Fagnani ha aggiunto in passato: “Era pertanto necessario scrivere questo libro perché nell’opinione pubblica c’è una certa resistenza a vedere Roma come una città malavitosa. La criminalità romana è carina, ma non per questo meno feroce e spietata. Mi rendo conto di aver scritto un libro violento. Eppure non ci troviamo a Tijuana, ma a Roma”.