Toti, terminato l’interrogatorio: il governatore respinge tutte le accuse
È appena terminato l’interrogatorio, iniziato ormai 7 ore fa, a Giovanni Toti. Una prova di forza fisica vera e propria nel corso della quale sono stati scandagliati le accuse ed i dati di fatto. Ora, va compreso cosa accadrà: se effettivamente scatterà la libertà per il governatore e se ci saranno le dimissioni di cui tanto si parla. Da quanto è emerso, Toti ha respinto tutte le accuse. Dalle 11 di mattina del 23 maggio Giovanni Toti, governatore della Liguria, si trova presso una caserma della Guardia di Finanza per rispondere alle accuse di corruzione e voto di scambio mosse dalla procura. Il presidente, attualmente agli arresti domiciliari dal 7 maggio, deve fornire chiarimenti su tre principali capi d’accusa
Il primo riguarda il presunto «pressing» esercitato da Toti per ottenere la proroga trentennale della concessione al Terminal Rinfuse, un’area di stoccaggio nel porto di Genova. Secondo l’accusa, i permessi sarebbero stati concessi dal Comitato di gestione del porto in modo irregolare, bypassando la procedura corretta che avrebbe dovuto coinvolgere anche la Regione.
Toti, 55 anni, ex giornalista Mediaset e originario di Viareggio, dovrà inoltre chiarire i suoi presunti rapporti di voto di scambio con i gemelli Testa, influenti nel quartiere Certosa e capaci di controllare circa 400 voti in vista delle Regionali del 2020. Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti, è già indagato per voto di scambio con l’aggravante mafiosa in relazione a questi contatti.
Un’altra accusa riguarda il presunto interessamento di Toti per destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo, a Celle Ligure, a uso privato per la costruzione di 42 appartamenti da parte di Aldo Spinelli.
Infine, emergono dubbi sui 55 mila euro trasferiti in tre bonifici tra il 10 giugno e il 20 ottobre 2022 dalle casse del Comitato Lista Toti a un conto personale del governatore. Tali somme, secondo l’avvocato di Toti, Stefano Savi, sarebbero state utilizzate per pagare i 25 mila euro di risarcimento a Raffaella Paita, senatrice di Italia Viva, a seguito di una condanna per diffamazione. Il tribunale civile di La Spezia aveva giudicato diffamatorie alcune frasi di Toti, comparse sui social e in interviste, condannandolo al risarcimento.
Mentre le opposizioni chiedono le dimissioni del governatore, Toti rimane fermo nella sua posizione. «Fin dall’inizio ha detto che è una valutazione che sarà fatta, ma non in solitaria», spiega il suo avvocato Savi. «Questa decisione avrà ripercussioni significative sul quadro istituzionale e sarà presa consultando i suoi collaboratori e le forze politiche della sua maggioranza».
Il legale di Toti: “Fatto ciò che ha fatto in altre centinaia di casi”
L’avvocato Savi, che difende Giovanni Toti, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere in cui racconta qual è la posizione della difesa, soprattutto in merito alla possibilità di un rilascio: “L’esigenza di tutelare l’indagine da influenze dovrebbe essere stata superata, e se si pensa che Toti possa reiterare il reato in vista delle prossime elezioni questo non può accadere perché ad esse non è interessato. Non mancano dichiarazioni sibilline: “«Questa vicenda deve essere letta sapendo come vanno da secoli le cose in porto dove ci sono sempre state delle grandi guerre tra terminalisti in concorrenza tra loro, poi concluse con grandi paci”. Su Spinelli, spiega che Toti “Non vedeva nulla di male ad invitare a contribuire come ha fatto con Spinelli, che ha dato soldi a tutti i partiti. I fondi che arrivavano passavano per vie ufficiali rispettando le regole, quando ciò non è avvenuto i finanziamenti sono stati rifiutati o restituiti”. In sintesi “Toti afferma di aver fatto ciò che ha fatto in altre centinaia di casi, di cui faremo un elenco, sia per chi ha contribuito ai suoi Comitati sia per chi non lo ha fatto, perché guardava all’interesse pubblico che era di agevolare gli investimenti in Liguria”.