MATTEO MESSINA DENARO, CHOC IN CARCERE: ECCO COSA GLI HANNO TROVATO

Questa è una delle immagini che, in questi giorni, stanno circolando in rete. Sono immagini diffuse dai carabinieri che hanno scortato, sino ad un furgone scuro, Matteo Messina Denaro.

Dopo 30 anni, la latitanza del boss di Cosa Nostraè finita. Non si è mai spostato dal suo territorio dove, dietro falso nome, si recava a fare sedute di chemioterapia alla clinica palermitana La Maddalena.

Il blitz, all’interno della struttura, ha permesso di porre fine a tre decenni in cui è riuscito a sottrarsi alla giustizia ma una notizia del genere non può certo fermarsi, tutto ad un tratto.

Non si fa che parlare del padrino di Castelvetrano, finito al 41 bis nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila e la sua storia si infittisce di particolari inediti, riguardanti non solo i suoi primi giorni in carcere ma anche i suoi nascondigli.

Oggi abbiamo la possibilità di sapere diverse cose in più riguardo il boss mafioso e, di sicuro, continueranno ad aggiungersi ulteriori tasselli. Ma vediamo a che punto si è arrivati.

Da quando si trova nel carcere di massima sicurezza Le Costarelle a L’Aquila, Matteo Messina Denaro appare sereno. Insomma, la sua vita sottoposto al regime del 41 bis procede senza grossi sconvolgimenti (strano, per uno che non ha mai conosciuto, sinora, il carcere) .

L’isolamento nel penitenziario di Preturo è totale, ed è la Stampa a dirci come si svolge la sua nuova vita in cella: “Per 24 ore non ha acceso la televisione, anche solo per guardare quello che viene messo in onda su di lui e sul suo arresto. Nulla, niente libri o giornali. Resta seduto sul letto a pensare”, ritirando ogni giorno il fornello e il cibo da preparare, dato che non ha la cucina in cella. Messina Denaro ha una cella da solo in un’ala in cui non c’è nessuno e, al suo interno, ci sono il lettino e il tavolo inchiodati in terra, il bagno angolare e la tv.

Mentre il mafioso è in carcere, i carabinieri hanno scovato un secondo covo, con dentro una stanza blindata, situato al civico 32 di via Maggiore Toselli, a Campobello di Mazara (Trapani), a poca distanza dal primo rifugio individuato e perquisito subito dopo l’arresto. Il primo covo, invece, si trova in vicolo San Vito.  Parliamo di due rifugi non distanti e questo ci fa capire come la vita del padrino di Castelvetrano scorresse tranquilla, nel territorio natio, dal quale non si è mai allontanato.

Al momento dell’arresto, i carabinieri del Ros hanno trovato una chiave di un’auto, esattamente di un’Alfa Romeo 164. Ricostruendo gli spostamenti della vettura, sono arrivati al primo covo, pieno di abiti firmati, profumi, un arredamento definito “ricercato”, un’agenda in cui non ci sarebbe nulla di compromettente. Dall’analisi dei dati catastali, la guardia di Finanza è risalita al secondo covo, in cui sono giunti i Ris dell’Arma, che hanno raccolto le tracce biologiche, documentato lo stato dei luoghi, per poi passare alla perquisizione vera e propria.

Gli inquirenti stanno passando in rassegna tutta la documentazione, contenente la storia clinica del boss,  dai referti, alle visite specialistiche e per dover di cronaca va detto che due professionisti che lo hanno avuto in cura sono indagati.  Nulla  viene lasciato al caso, al fine di poter recuperare il maggior numero di elementi utili, partendo proprio dalla cerchia familiare, quella che non ha mai mollato, neanche un solo istante, il boss.