“LUCIA ERA CONSENZIENTE”. A 16 ANNI È STATA UCCISA E STUPRATA CON UN PALO
Ha lasciato tutto il mondo sconvolto la storia della 16enne Lucia Perez. Questa stupenda ragazza argentina che vedete in foto è morta, dopo essere stata drogata, stuprata, impalata.
Un tema di cui si parla poco in Italia, che merita di essere affrontato e combattuto affinché nessuno più subisca tutto questo. Nel nostro Paese, si è parlato poco della Perez, la sua storia non ha avuto le attenzioni e il rispetto che meritava.
Ne hanno parlato solo i blog di quelle che sono chiamate, in senso quasi ironico, femministe, come se il problema non ci sfiorasse lontanamente, relegandolo ai margini di una società che dovrebbe essere preparata all’ascolto della sofferenza, del dolore, delle violenze, non sminuendo comportamenti che non fanno altro che accentuare le ondate di femminicidi e il numero delle vittime.
Perché di femminicidio si tratterebbe. Utilizzo il condizionale in quanto la sentenza che è stata emessa ha assolto gli stupratori della 16enne, condannati solo per aver venduto droga.
Quello che hanno commesso dopo, ossia lo stupro, l’impalamento e l’uccisione di Lucia, non è stato minimamente considerato. Questo ha portato i genitori della vittima a convivere con un doppio dolore.
Devono fare i conti con la perdita della loro ragazzina, non certo per cause naturali, ma a seguito di barbari abusi, e col fatto che gli assassini non abbiano trascorso neppure un giorno dietro le sbarre per l’orrore commesso. Come si può avallare simili reati? Non è un caso che la pm Maria Isabel Sanchez, si trovi ora sotto inchiesta per aver adottato comportamenti lievemente intrisi di pregiudizi.
Lucia Perez, insomma, se la sarebbe cercata ed è questo che fa rabbia; una rabbia implacabile. Lucia non è l’ennesima vittima di femminicidio, ma sarebbe stata consenziente a farsi stuprare, impalare, e uccidere. Pura follia, direbbero tutti, ma non è quello che hanno stabilito i giudici. Ricostruiamo quanto accaduto, dato che i fatti risalgono a diversi anni fa, all’8 ottobre 2016.
Lucia, 16 anni, studentessa di quinto superiore, viene abbandonata all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale di Mar del Plata, a pochi chilometri da Buenos Aires, da due sconosciuti che parlano, a voce bassa, di overdose. Dopo poco, tra i disperati tentativi di rianimazione dei medici che intuiscono subito la gravità della situazione, la Perez muore. Ma la sua non è la storia dell’ennesima tossicodipendente sbandata come la vogliono far passare in quanto il suo cadavere ha parlato, rivelando una verità a dir poco agghiacciante.
E’ stata stuprata, ha profonde ferite da lacerazione nel retto, causate da un oggetto contundente e, prima che i suoi aguzzini l’abbandonassero, come un rifiuto, in ospedale, era stata ripulita del sangue e le sono stati fatti mettere degli abiti puliti. In Argentina si sono subito scatenate le reazioni della rete per i diritti delle donne ed è stato indetto il primo sciopero generale femminile del Paese, contro la violenza patriarcale, ma quello che la giustizia stabilisce è assurdo.
Per i giudici non si tratta di omicidio come conseguenza della violenza sessuale, e i due imputati, il 23enne Matías Farías, e il 41enne Juan Pablo Offidani, vengono solo condannati per aver venduto la droga alla vittima, pertanto assolti dall’accusa di omicidio e perfino di stupro. La morte della Perez, per gli avvocati difensori dei due imputati, sarebbe avvenuta al limite di un rapporto sadomaso. Lucia è stata uccisa due volte: dai suoi stupratori e da chi ha emesso questa ignobile sentenza.