ABUSA DI 200 BIMBI, IN CARCERE SI FANNO GIUSTIZIA
C’è un tema scottante, un tema che, a mio avviso, merita molta più attenzione da parte delle istituzioni e di tutti noi: quello della violenza su minori, bambini e adolescenti, che rappresenta una piaga sociale sempre più diffusa e radicata.
Finché una cosa non ci colpisce direttamente, preferiamo spesso non affrontarla, bypassarla ma è proprio questa mancata attenzione sull’argomento che sta portando alla crescita inesorabile degli abusi su minori.
Essi vengono compiuti prevalentemente tra le mura domestiche o comunque entro il ristretto nucleo familiare, quindi da parte di persone vicine alle vittime anche se non sempre è così, proprio come nel caso di cui sto per parlarvi.
Per abuso, legislativamente parlando, si intende ogni atto compiuto da una persona (adulto o minore) che con la forza, la coercizione o le minacce costringa un minore ad avere qualsiasi forma di contatto sessuale o di attività sessuale.
Ovviamente gli effetti di un abuso sessuale su un minore sono devastanti sotto tutti i punti di vista. I bambini e gli adolescenti che ne sono vittime sperimentano, per tutta la vita, un senso di sfiducia verso il prossimo, tendono ad auto colpevolizzarsi, come se l’orrore che hanno subito non fosse già abbastanza, hanno paura, vergogna.
A tutto questo, sottolineano gli esperti e gli ultimi studi in materia, si aggiungono i disturbi borderline, i disturbi di personalità, la depresione, i disturbi alimentari, le dipendenze.
C’è una storia che, diffusasi sul web, ha generato orrore. E’ questo il termine più appropriato per definire cosa è accaduto a 200 bambini che sarebbero stati abusati da Richard Huckle, un pedofilo condannato in Gran Bretagna per essersi macchiato di simili reati contro un elevatissimo numero di minori.
La legge carceraria non transige. I detenuti, dinnanzi ai bambini, non conoscono ragioni e tendono a farsi giustizia da sé. Proprio nel caso italiano di Alessia Pifferi, sorvegliata h24 nell’istituto penitenziario per paura che altre detenute possano aggredirla, in questo caso per Huckle non c’è stato scampo. Un altro carcerato, Paul Fitzgerald, proprio ieri è comparso in aula, dopo aver ucciso il pedofilo. Come ricostruito in aula, il delitto sarebbe stato “attentamente pianificato e studiato” per punire il pedofilo, dargli un ‘assaggio’ di quello che aveva fatto provare alle vittime.
Huckle, il 13 ottobre dello scorso hanno, è stato strangolato con una stringa da Paul Fitzgerald, detenuto 33 enne, compagno di cella del pedofilo, di cui è iniziato il processo, presso il tribunale della Hull Crown Court per non sessuale e omicidio. L’uomo, non riuscendo ad accettare tutto quello che i 200 bambini hanno subito per colpa del pedofilo, gli ha infilato una penna nel naso e ha abusato sessualmente di lui con un utensile da cucina, per poi soffocarlo a morte.
Richard Hucle, originario di Ashford, era stato arrestato il 19 dicembre 2014, al suo rientro negli USA dalla Malesia. Classe 1986, era un appassionato di fotografia e, proprio da fotografo free lance, viaggiava nei paesi orientali e, con la scusa di effettuare degli scatti a bimbi con cui entrava in contatto tramite chiese, orfanotrofi e scuole, abusava sessualmente di loro.
Quando è finito in manette, aveva con sé un pc contenente più di 20 mila immagini a materiale pedopornografico e migliaia di queste lo immortalavano durante gli atti sessuali verso minori. Una prova inequivocabile della sua colpevolezza. Per lui si sono aperte le porte del carcere, fino a quando Fitzgerald lo ha ucciso mentre stava scontando 22 ergastoli. Con molta probabilità il pedofilo ha violentato anche bambini in Regno Unito.