L’Oms lancia l’allarme per la diffusione del virus: “Può diventare pandemia”
I numeri di casi positivi al nuovo coronavirus aumentano giorno dopo giorno e l’epidemia si è ormai diffusa in molti Paesi del mondo.
Per il momento non cambia la classificazione della malattia causata dal Covid-19, ma l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ammette la possibilità di un’evoluzione, che potrebbe portare a una pandemia.
Verso la pandemia?
Il primo a parlare di pandemia è stato il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, che ai deputati aveva detto: “L’epidemia di coronavirus in Cina è diventata una pandemia mondiale”. Ma, fino ad ora, l’Oms non ha cambiato la definizione del coronavirus, che rimane identificato con un grado più basso di diffusione. Nonostante questo, però, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità si è mostrato molto preoccupato per la situazione mondiale: “Stiamo registrando molti casi in Paesi con servizi sanitari deboli e questo mi preoccupa- ha detto-La situazione può evolvere in pandemia e alcuni dicono che siamo quasi vicini a questo. Può essere vero, la situazione può peggiorare e diventare una pandemia”. Ma, aggiunge, in alcuni Paesi il virus è stato contenuto, “quindi non dobbiamo arrenderci e adottare un approccio globale”. Se la situazione dovesse cambiare, però, potrebbe essere dichiarata la pandemia: “Ma non non siamo ancora a questo punto- specifica Tedros Adhanom Ghebreyesus- anche se ci sono molti segnali preoccupanti, come il fatto che il virus si stia diffondendo in Paesi con servizi sanitari deboli. Ma non per questo dobbiamo rinunciare fino all’ultimo sforzo”.
La differenza tra epidemia e pandemia
L’epidemia si verifica quando una persona malata contagia diversi soggetti e il numero dei casi di pazienti affetti dal virus aumenta in breve tempo. Così, i casi positivi si diffondono, colpendo una popolazione o un’area definita e nel corso di uno specifico intervallo di tempo. La pandemia, invece, colpisce tutta la popolazione, in modo molto rapido e diffondendosi in diverse aree del mondo, senza che ci sia possibilità di controllarla. Michael Ryan, a capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, spiega che una pandemia è “qualcosa di incontrollabile e incontrollato, ma alcuni Paesi hanno dimostrato che il nuovo coronavirus è controllabile e se si contiene si dà tempo ai sistemi sanitari di assistere e salvare vite. C’è una chance di controllarlo”.
Le misure in caso di pandemia
Walter Ricciardi, dell’executive board dell’organizzazione, spiega alla Stampa che “con la dichiarazione dello stato pandemico, l’Oms può mandare i suoi operatori in loco, come fanno i caschi blu dell’Onu”. Non solo. Infatti, l’Organizzazione “può chiedere ai singoli Paesi di adottare misure di mitigamento, come il fermo di alcune attività o dei trasporti anche via terra”. Non ci sarebbe nessun obbligo, “ma il non rispetto delle disposizioni equivarrebbe alla mancata applicazione di norme internazionali, che implica l’applicazione di sanzioni”. I vertici dell’Oms, però, non starebbero pensando a una strategia univoca “ma ad una agilità di approccio come quella che abbiamo visto in Cina, dove a Wuahn si sono adottate misure di mitigazione, mentre nelle altre aree del Paese si è adottata una strategia di contenimento”. A spiegarlo al quotidiano è Bruce Aylward, braccio destro del direttore generale dell’ Oms. Sembra, quindi, che anche in caso di pandemia non ci saranno misure generalizzate, ma specifiche, in base al livello di diffusione del virus.