Coronavirus, è ufficiale: rinviato il referendum su taglio parlamentari
A causa del coronavirus è stato rinviato il referendum sul taglio dei parlamentari.
La consultazione era prevista per domenica 29 marzo e almeno per il momento non è noto quando sarà fissata la nuova data del voto. Lo si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi.
In tutto questo, peraltro, si ferma anche la Camera dei deputati: l’aula di montecitorio, nella prossime tre settimane, lavorerà solo mercoledì prossimo su “atti urgenti e indifferibili”.
E così, dopo la chiusura delle scuole e delle università italiane, arriva un’altra decisione assai importante del governo: il consiglio dei ministri ha così congelato il giorno delle urne, facendo slittare probabilmente al mese di maggio, per accorparlo alle elezioni regionali previste a primavera inoltrata.
Ma questa è una possibilità che non piace a tutti. Contraria è infatti Forza Italia, che per bocca del senatore Andrea Cangini ha dichiarato: “Prima hanno cercato di impedirne lo svolgimento, poi hanno provato a silenziarlo, ora cercano di falsarne il risultato. L’idea, cara al Movimento 5stelle, di abbinare il referendum sul taglio della rappresentanza parlamentare alle prossime elezioni regionali è inaccettabile: si vota solo in cinque regioni e il risultato sarebbe perciò falsato a livello territoriale”.
A proposito di M5s, queste le parole del grillino Federico D’Inca: “Il governo ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell’emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata”. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha dunque aggiunto: “Le procedure referendarie in Italia e all’estero dunque si sospendono e saranno rinnovate quando sarà fissata una nuova data per il referendum. La legge ci consente di fissare la nuova data entro il 23 marzo 2020, in una domenica compresa tra il 50esimo ed il 70esimo giorno successivo all’indizione”.
L’esponente del Partito Democratico a Palazzo Madama Tommaso Nannicini salute così il rinvio statuito dall’esecutivo giallorosso: “Il referendum sarà posticipato. Giusto così. Una scelta così importante non poteva essere oscurata dal dibattito pubblico, tutto giustamente incentrato sull’emergenza #coronavirus. Avremo più tempo per far conoscere le buone ragioni del No”.
Ecco, circa il “no” e l’accorpamento possibile alle regionali, si è espresso anche lo stesso “Comitato Democratici per il No”, che “ritiene che pensare a un accorpamento con le elezioni regionali sarebbe un grave errore, perché introdurrebbe una disparità nel voto all’interno del territorio nazionale e, caso mai avvenuto nella storia repubblicana, confonderebbe due campagne elettorale su temi completamente distinti”. Nella nota, infine, si legge: “Chiediamo a questo punto al governo di accorpare il referendum al ballottaggio delle elezioni comunali. Così ci sarebbe meno confusione e nelle regioni in cui si vota ci sarebbe la possibilità di fare una campagna referendaria chiara nelle due settimane successive al voto, dando l’opportunità agli elettori e ai comitati di far conoscere bene le ragioni del Sì e del No”.