Il governo apre all’invasione: altri 5,5 milioni per i migranti
Le previsioni in fatto di sbarchi sulla nostra Penisola, non fanno presagire nulla di buono. Anzi dopo l’arrivo dei migranti che, fino a qualche giorno fa, erano a bordo della nave non governativa Sea Eye e di quelli della Alan Kurdi – ci piaccia o no – ce ne saranno altri ancora.
Vuol dire che nei prossimi mesi, appena le temperature si faranno meno rigide si prevede una nuova consistente ondata di arrivi.
E non si tratta di mere congetture o di perifrasare Matteo Salvini che inneggia a «altri sbarchi, altri soldi», rimaniamo piuttosto ai fatti concreti visto che proprio in questa ultima settimana il Viminale ha messo in campo un nuovo piano di intervento per 5 milioni e mezzo di euro allo scopo di realizzare un progetto per fornire informazioni dettagliate a chi sbarca illecitamente sulle nostre coste e a chi arriva anche dai punti di frontiera più impervi.
Specificatamente l’idea messa in campo, anche in collaborazione con l’Unhcr, ha come scopo primario il «rafforzamento dei servizi informativi e di prima assistenza a favore dei migranti nelle zone interessate dagli arrivi via mare, compreso il rafforzamento dei servizi di assistenza ai valichi di frontiera». Vale a dire che ci si sta preparando a un inevitabile nuovo afflusso improvviso di stranieri extracomunitari contando che la macchina dell’accoglienza, con il governo giallorosso, si è rimessa in moto a pieno regime. Emulando perfettamente il governo Renzi e Gentiloni.
A oggi gli alti funzionari del Viminale si stanno adoperando affinché venga messa a punto, grazie a queste nuove risorse, una rete apposita per fornire puntuali spiegazioni sull’erogazione dell’informativa legale, sulla protezione internazionale e sull’accesso al territorio. Nel documento si sottolineano anche le attenzioni che si debbono avere in base all’età dello straniero, al genere e alle diversità. In pratica si riparte dai diversi livelli di fragilità per facilitare l’assegnazione del titolo di protezione o di asilo. Un punto di sostanziale novità è anche la nuova valenza socioculturale del workshop: sono previsti anche seminari informativi per sensibilizzare al fenomeno Lgbt oltre che ai meccanismi sulla tratta di essere umani.
A questo punto diventerebbe di cruciale importanza dare una risposta completa e dettagliata ai cosiddetti ricollocamenti. Già, perché da un lato si investono risorse dell’erario pubblico per informare i migranti sull’accoglienza a loro destinata e dall’altro se ne investono altre per cercare di ricollocarli nei paesi dell’Ue. A oggi infatti per coloro che hanno titolo e che avrebbero scelto di trasferirsi in Francia o in Germania sono stati impegnati 192 mila euro da qui a sei mesi.
Si tratta di un progetto cosiddetto pilota anche se, alla luce dei risvolti palesi che gli stati membri dell’Ue hanno dimostrato nei confronti dell’Italia, sa piuttosto di mero bluff. Insomma l’Italia paga per l’accoglienza straordinaria, quella diffusa, i ricongiungimenti familiari, il rimpatrio, forzato o assistito dei diniegati, i progetti di integrazione, ammesso che siano realizzabili e non ultimo, anche per la ricollocazione su base volontaria. Tuttavia la posizione dell’Europa in fatto di nuovi ingressi è palesemente chiara: rispecchia sempre di più quella di Francia e Germania che hanno sempre sostenuto di voler accettare quasi esclusivamente rifugiati. Meglio se dotati di preparazione scolastica adeguata e professionalità certificata, snobbando apertamente i migranti economici.