Esodo dalla Libia inarrestabile: 13 barche in fuga con 730 migranti a bordo
I porti italiani sono stati spalancati a qualsiasi barca carica di migranti volesse entrarvi. Negli ultimi giorni il Viminale ha accordato l’attracco ai 213 immigrati clandestini, che si trovano a bordo della Ocean Viking, ai 73 della Open Arms e ai 78 della Aita Mari.
I 364 irregolari sono stati distribuiti nei porti del Sud Italia e portati nei centri di prima accoglienza. I numeri, al di là di quanto crede il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese (“A novembre gli sbarchi sono tornati nella media”), sono davvero impressionanti. E sono destinati a crescere nonostante le cattive condizioni meteorologiche. “La settimana scorsa tredici barche in fuga dalla Libia, con a bordo circa 730 persone, ci hanno chiamati”, ha fatto sapere su Twitter Alarm Phone, il call center dei migranti che avverte le ong dove si trovano i barconi.
Con il nuovo governo giallorosso le partenze e gli sbarchi sono ripresi con un ritmo impressionante. Mentre il Partito democratico fa pressioni sul premier Giuseppe Conte perché vengano demoliti i due decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini nel precedente esecutivo, a qualsiasi nave arrivata, stracarica di clandestini, davanti alle nostre coste viene tranquillamente concesso l’attracco in un porto italiano. Per i trafficanti di uomini si è tornati all’epoca dei governi targati piddì. Oggi come allora il via vai è continuo. Solo la scorsa settimana Alarm Phone è stato avvisato di tredici barche in fuga dalla Libia. A bordo c’erano circa 730 persone. “Di quelle che ci hanno chiamato – hanno fatto sapere dal call center – circa 420 persone sono state portatate in salvo in Europa, 287 da navi delle ong e 133 dalla guardia costiera maltese, mente circa 190 persone sono state intercettate dalla cosiddetta guardia costiera libica e costrette a tornare in Libia. Una barca con circa 25 persone è tornata autonomamente in Libia – hanno, poi, continuato – non sappiamo invece cosa sia accaduto ad una barca con 94 persone a bordo”. A queste tredici barche vanno ad aggiungersi molte altre con centinaia di persone a bordo, che sono state intercettate dalle forze libiche, e altri 182 immigrati irregolari che sono arrivati in Italia autonomamente. “Possiamo quindi supporre – hanno rimarcato – che a novembre, in soli quattro giorni, complessivamente circa 1.500 persone hanno cercato di fuggire dalla Libia”.
Il barcone, di cui non si conoscono più le sorti, ha contattato Alarm Phone lo scorso 21 novembre. A bordo c’erano 94 persone, tra cui 13 donne e diversi bambini. “Prima che il nostro contatto con loro si interrompesse – hanno denunciato dal call center – ci hanno detto che i tubi del loro gommone si stavano sgonfiando”. Da quel momento nessuno ha più avuto loro notizie. Due navi delle ong hanno cercato l’imbarcazione per tutta la notte, ma senza alcun successo. “Le autorità di Malta e Italia sono state informate ma si sono rifiutate di coordinare un’operazione di salvataggio – hanno spiegato ancora – questa barca non corrisponde a nessuna delle barche intercettate dalla cosiddetta guardia costiera libica e temiamo che possa esserci stato un altro naufragio che rimarrà invisibile”.
Lo stesso giorno, in Libia, un pescatore ha denunciato la presenza di un’altra imbarcazione che avrebbe lasciato le coste del Nord Africa il giorno prima e che non si è mai messa in contatto con Alarm Phone. A bordo c’erano un centinaio di persone a bordo. “Il pescatore ha testimoniato in modo convincente che lui e i suoi colleghi hanno salvato quante più persone possibili – circa 30 persone – ma sono arrivati troppo tardi per circa 70 altre persone che sono annegate”, hanno spiegato dal call center riferendo che i pescatori hanno cercato di informare le autorità libiche che però non erano raggiungibili. “Autorità, organizzazioni internazionali e media rifiutano di rendere conto di questo naufragio”, hanno continato riferendo che almeno sei cadaveri sono stati trovati sulla costa di Al Khoms. “Le autorità europee, spesso raffigurandosi come attori umanitari, rifiutano di prendere parte a operazioni di salvataggio e si limitano a sorvegliare il Mediterraneo dal cielo – è l’accusa mossa a Bruxelles – il loro unico obiettivo è consentire respingimenti illegali per delega, costringendo migliaia di persone a ritornare nella zona di guerra libica.