Giravolta della scienza, assolta la carne rossa: «Non fa male alla salute»
I l riscatto della salsiccia. Mangiare carne rossa fa male? No, peggio. Addirittura favorirebbe l’insorgenza di tumori killer come quello del colon.
Fermi tutti. Non è così: consumare carne non solo non è dannoso ma addirittura benefico perché le proteine sono indispensabili alla salute del nostro organismo.
Tra allarmi, retromarce, ordini e contrordini il consumatore rischia di perdere la bussola. Ma come in tutte le cose basta ascoltare il parere del proprio medico e usare anche un pizzico di buon senso. Sul consumo di carni rosse mentre nel 2015 era calato l’anatema dell’OMS, Organizzazione mondiale della sanità, che aveva classificato in particolare insaccati e salumi come «sicuramente cancerogeni», ora arriva il contrordine lanciato dalla rivista Annals of Internal Medicine, pubblicata dall’American College of Physicians. Lo studio elaborato da un gruppo di esperti internazionali, capitanati da Bradley Johnston, sostiene in sostanza che chi consuma meno carne ha più o meno gli stessi rischi di chi non si fa mancare a tavola almeno tre o quattro volte a settimana bistecche, salumi e insaccati vari.
La rivalutazione del prosciutto e del bacon si basa sui risultati ottenuti dopo 5 revisioni sistematiche che hanno studiato la relazione tra consumo di carne e salute. I ricercatori della Dalhousie University e della McMaster University in Canada, insieme ai Centri Cochrane spagnolo e polacco, hanno eseguito 4 revisioni sistematiche parallele, finalizzate soprattutto ad evidenziare gli effetti del consumo di carni rosse sia sul sistema cardiocircolatorio sia sulla correlazione con l’insorgenza di tumori. Una quinta revisione sistematica ha esaminato gli esiti di salute e le preferenze sul consumo di carne. Gli studi su 54.000 mila persone non avrebbero evidenziato un’associazione statisticamente significativa tra il consumo di carne e il rischio di malattie cardiache, diabete o cancro. E nel confronto con chi consumava meno carne la riduzione del rischio è risultata pressoché irrilevante.
Allora via libera a pancetta fritta e lardo affumicato come se nulla fosse? Sembra difficile riuscire ad ignorare del tutto l’allarme che lanciò 4 anni fa l’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione, agenzia dell’Oms, che aveva classificato la carne rossa come «probabilmente cancerogena», inserita nella classe 2A della classificazione dello IARC; e la carne rossa lavorata, appunto insaccati e salumi, come «sicuramente cancerogena», classe 1 della classificazione dello IARC.
Quello che evidenzia l’Airc, Associazione per la Ricerca sul cancro, è che nessuna patologia è causata «soltanto» dal consumo di carne rossa. Certo una dieta ingolfata da proteine animali, soprattutto carni rosse e lavorate, alza la probabilità che si sviluppino patologie come diabete, patologie cardiovascolari, obesità e cancro. Riguardo alle patologie oncologiche il rischio aumenta soprattutto per quelle dell’apparato gastro-intestinale.
Però mangiarsi una bella fetta di salame non equivale in termini di perdita di salute a fumare una sigaretta. Il fumo è responsabile dell’86 per cento dei tumori al polmone e del 19 per cento di tutti i tumori, secondo i dati della charity Cancer Research UK. Mangiare una salsiccia non comporta alcun rischio in sé. Uno studio inglese ha evidenziato che se tutti i fumatori del Regno Unito smettessero di fumare, ci sarebbero 64.500 casi in meno di cancro all’anno. Se tutti diventassero vegetariani la percentuale scenderebbe a 8.800.