Sergio Alfieri è il primario di chirurgia oncologica addominale del policlinico Gemelli, coordinatore dei medici del Santo Padre durante il ricovero dei pontefici che come si sa hanno una loro stanza all’interno dell’ospedale.
Qui i Papi vengono curati da una esequie di esperti quando non stanno bene. Francesco ha subito diversi ricoveri in ospedale al Gemelli l’ultimo dei quali durato 38 giorni e terminato alcune settimane addietro. Dopo di ciò Francesco è tornato a Casa Santa Marta dove improvvisamente il giorno di Pasquetta ha perso la vita.
“A gennaio Papa Francesco mi ha detto che dovevamo occuparci degli embrioni abbandonati. È stato netto: Sono vita, non possiamo consentire che siano utilizzati per la sperimentazione oppure che vadano persi. Sarebbe delitto” – aveva detto il Santo Padre al dottor Alfieri.
Parole che avevano colpito molto il primario e che oggi dopo quanto accaduto fanno riflettere. Molto probabilmente il Santo Padre aveva capito di essere agli sgoccioli della sua vita terrena e per questo anche nei mesi precedenti aveva voluto nominare altri cardinali in modo che potessero partecipare ad un eventuale Conclave.
“Tornare al lavoro faceva parte della terapia e lui non si è mai esposto a pericoli. È come se avvicinandosi alla fine avesse deciso di fare tutto quello che doveva. Proprio come accaduto domenica quando ha accettato la proposta del suo assistente sanitario personale Massimiliano Strappetti di girare in piazza tra la folla. O come ha fatto dieci giorni fa” – ha affermato Sergio Alfieri.
Alfieri ha anche informato che il giorno di Pasquetta attorno alle 5 ha ricevuto la chiamata di Strappetti che lo informava come il Santo Padre stesse molto male e aveva avvisato tutti che il Papa sarebbe tornato al Gemelli. Poco dopo Francesco è spirato per sempre.
“Rischiavamo di farlo decedere nel trasporto, ho spiegato che il ricovero sarebbe stato inutile. Strappetti sapeva che il Papa voleva morire a casa, quando eravamo al Gemelli lo diceva sempre. È spirato poco dopo. Io sono rimasto lì con Massimiliano, Andrea, gli altri infermieri e i segretari; sono quindi arrivati tutti e il cardinale Parolin ci ha chiesto di pregare e abbiamo recitato il rosario con lui” – ha affermato ancora commosso Algieri al Corsera che ha ravvisato come il Pontefice quando è arrivato avesse ancora gli occhi aperti.