Schlein elogia Papa Francesco in Aula, ma un anno fa lo attaccava duramente

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha suscitato grande attenzione e dibattito con il suo intervento di ieri alla Camera dei Deputati, durante il quale ha commemorato Papa Francesco, deceduto lunedì 21 aprile. La sua allocuzione, che ha assunto toni fortemente polemici nei confronti del governo, ha accusato quest’ultimo di “dolore ipocrita” per la scomparsa del Pontefice, in relazione alle divergenze sulla gestione dei flussi migratori. Tuttavia, il passato recente di Schlein rivela un rapporto molto più complesso e contraddittorio con la figura di Papa Francesco, che oggi torna al centro di un acceso dibattito pubblico.

Il discorso di Schlein, che in molti hanno definito “virale”, rappresenta una sorta di revisione strategica del suo rapporto pubblico con il Papa. Soltanto un anno fa, durante il Roma Pride del 2024, la leader democratica aveva attaccato frontalmente il Pontefice su un tema di grande delicatezza: i diritti della comunità LGBTQ+. Dal palco della manifestazione, aveva dichiarato: “Le parole del Papa sui gay? Sbagliate. Non mi può venire in mente nessun altro aggettivo”. In quell’occasione, Schlein aveva criticato apertamente le posizioni del Vaticano sul mancato riconoscimento delle unioni omosessuali e dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, ribadendo la necessità di una legge sul matrimonio egualitario e contro le “terapie riparative”. La sua presa di posizione aveva anche rimproverato il silenzio del G7 su temi come aborto, identità di genere e orientamento sessuale, accusando indirettamente anche il Papa di contribuire a una retorica discriminatoria.

Il contesto in cui si inseriva quell’intervento era estremamente incandescente. Solo poche settimane prima, il 20 maggio 2024, Papa Francesco aveva fatto scalpore per una frase pronunciata durante un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani: “Nei seminari c’è già troppa frociaggine”. Parole che avevano scatenato polemiche e reazioni contrastanti, anche all’interno della Chiesa cattolica. La Sala Stampa Vaticana, pur senza smentire ufficialmente le parole, aveva chiarito che “il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri”. Tuttavia, il danno era ormai fatto, e il dibattito pubblico si era acceso sulla percezione e sulla comunicazione del Papa riguardo alle tematiche LGBTQ+.

Oggi, a meno di un anno da quegli eventi, l’intervento di Schlein appare come una sorta di “rivisitazione” del suo rapporto con Papa Francesco, forse dettata da strategie politiche o da una volontà di riabilitare pubblicamente una figura che, in vita, aveva mantenuto posizioni più sfumate e complesse rispetto alle battaglie progressiste del suo partito. La sua commemorazione ha riaperto il dibattito sull’uso politico della figura del Papa: da un lato, come simbolo di umanità, apertura e dialogo, dall’altro come figura spesso bersagliata per le sue scelte dottrinali e le sue posizioni non sempre allineate con le istanze più progressiste.

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