Stati Uniti contro tutti: la guerra dei dazi secondo Prodi

Secondo l’ex premier Romano Prodi, la guerra commerciale lanciata dagli Stati Uniti contro la Cina e altri paesi non riguarda solamente i due protagonisti principali, ma si rivela un tassello di un disegno più ampio che rischia di compromettere l’economia mondiale e, in modo particolare, le economie emergenti. Le sue parole evidenziano come questa disputa, definita “la guerra dei dazi”, continui a incidere negativamente sulla crescita globale, con ripercussioni devastanti per i paesi più fragili e in via di sviluppo.

Gli effetti devastanti della guerra dei dazi

Prodi sottolinea che questa guerra commerciale non sta solo ferendo Stati Uniti e Cina, ma sta generando conseguenze negative su scala planetaria: “La guerra dei dazi danneggia tutti”, afferma con fermezza. Le previsioni di crescita globale vengono riviste al ribasso e i mercati finanziari sono sempre più incerte e interdipendenti, creando un clima di instabilità difficile da governare. E il colpo maggiore lo subiscono i paesi emergenti, i cui indicatori di crescita si riducono drasticamente, accentuando le disuguaglianze e le fragilità di queste economie.

Da una prima fase di conflitto a una strategia geopolitica

Prodi ricostruisce le tappe di questa battaglia commerciale condotta dagli Stati Uniti. La prima fase, caratterizzata dall’innalzamento delle barriere doganali da parte di Trump, aveva l’obiettivo di mettere pressione sui partner commerciali di tutto il mondo — senza esclusione di colpi e continenti. Tuttavia, come osserva, i risultati sperati non sono arrivati. Invece di ottenere un riequilibrio della bilancia commerciale, gli effetti si sono rivelati più complessi e spesso controproducenti.

Da questa impasse nasce una seconda fase, che vede l’attuazione di una moratoria di 90 giorni sulle nuove imposte verso 75 paesi, tra cui alcuni membri dell’Unione Europea. Il vero obiettivo di questa mossa non è più solamente commerciale, ma politico: si punta a isolare la Cina e a creare un sistema di alleanze che rafforzino la posizione degli Stati Uniti sulla scena globale.

Una strategia geopolitica sotto il velo del commercio

Prodi evidenzia come questa strategia si sia evoluta in qualcosa di più di un semplice tentativo di riequilibrio economico. Ora l’obiettivo prioritario è contenere il potere di Pechino, attraverso una rete di alleanze forzate che mira a isolare la Cina sul piano geopolitico. Non si tratta più di vendere di più all’estero o di favorire le esportazioni, ma di costruire un sistema di alleanze che rafforzino il ruolo degli Stati Uniti e limitino le ambizioni cinesi.

Conclusioni

L’analisi di Prodi ci invita a riflettere sulle vere motivazioni di questa “guerra dei dazi”, che si rivela sempre più come una strategia geopolitica piuttosto che un semplice conflitto economico. Le ripercussioni si fanno sentire non solo negli Stati Uniti e in Cina, ma in tutto il mondo, con effetti particolarmente pesanti sui paesi emergenti. La sfida resta aperta: globalizzare la crescita o agire per contenere le sfide di un equilibrio geopolitico sempre più complesso?

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