Giorgia Meloni alla guerra contro i giudici, la domanda alla base: “Volete la piazza?”

Fratelli d’Italia interroga i propri sostenitori: “Volete voi che Fratelli d’Italia organizzi manifestazioni pubbliche per difendere l’autonomia della Politica dalle interferenze di alcuni magistrati?”. Giorgia Meloni valuta l’idea di una mobilitazione pubblica per contrastare il ruolo di parte della magistratura, che a suo avviso ostacolerebbe sia il suo operato che quello del Paese. La presidente del Consiglio ritiene che questa battaglia possa consolidare il consenso e sembra determinata a percorrere questa strada. Anche sua sorella Arianna aveva sollevato il dibattito sui social, esortando gli italiani a schierarsi. Il messaggio sarà ribadito nella direzione nazionale del partito.

FdI analizza periodicamente l’opinione della propria base con sondaggi mirati, e l’ultimo si concentra sulla giustizia. Tra le domande, spiccano quelle sul rimpatrio di Almasri, sull’avviso di garanzia alla premier e sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il punto centrale riguarda le azioni da intraprendere: tra le opzioni, una rapida riforma della giustizia, campagne informative sul territorio o manifestazioni contro le interferenze della magistratura.

Nel frattempo, Meloni ha richiesto un dossier all’ufficio studi di FdI, in cui si analizza il caso del mandato di cattura di Almasri. Il documento di 14 pagine, datato ieri, si intitola “Il giallo sugli errori nel mandato di cattura di Almasri”. Il focus è il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Ahmad Khan, il cui passato viene esaminato con particolare attenzione. Il dossier evidenzia la sua difesa di figure controverse, come l’ex dittatore liberiano Charles Taylor e il presidente keniota William Ruto. Inoltre, si sottolinea la candidatura del procuratore di Roma Francesco Lo Voi alla Corte Penale Internazionale, suggerendo un legame tra lui e Khan.

Parallelamente, la strategia difensiva di Meloni nell’inchiesta ora nelle mani del tribunale dei ministri è al centro delle discussioni. Il sottosegretario Alfredo Mantovano e l’avvocata Giulia Bongiorno stanno lavorando a una memoria difensiva. Il documento mira a dimostrare che il volo di Stato utilizzato per il rimpatrio era giustificato da ragioni di sicurezza nazionale. Sul reato di favoreggiamento, invece, il dibattito è più complesso, con particolare attenzione alle eventuali responsabilità omissive di Nordio.

Meloni punta a evitare un interrogatorio, che sarebbe obbligatorio se convocata. Resta inoltre da chiarire se il tribunale potrà sequestrare documenti sensibili, una decisione che richiederebbe l’autorizzazione parlamentare, con la destra pronta a opporsi. Infine, l’eventuale ricorso al segreto di Stato potrebbe bloccare l’inchiesta ma generare tensioni con la Corte Penale Internazionale, l’Unione Europea e l’Onu, rischiando una reazione diplomatica negativa per l’Italia.