Ius soli, Salvini: “La cittadinanza è cosa seria, non un biglietto per il Luna Park”
Matteo Salvini mette una pietra sopra alla demagogia della sinistra che, sfruttando i ragazzini che hanno sventato l’attenato sullo scuolabus, prova a riportare in parlamento il dibattito sullo ius soli.
“Non se ne parla nemmeno”, taglia corto il ministro dell’Interno rispendendo al mittente le pressioni dei notabili piddì che, in crisi di voti, provano a ricompattare il centrosinistra intorno alla battaglia per riformare le normative che regolano la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati.
Da Graziano Del Rio a Nicola Zingaretti, passando per Walter Veltroni a Matteo Orfini, i big dem stanno cavalcando la storia di Ramy, il 13enne egiziano che con una telefonata ha allertato i carabinieri sventando così il folle piano del senegalese Ousseynou Sy, per rimettere al centro del dibattito politico la battaglia sullo ius soli. Una battaglia che, quando Paolo Gentiloni sedeva a Palazzo Chigi, il Partito democratico aveva disertato per mancanza di voti in parlamento e per paura di perdere consensi nel Paese. “Sappiamo benissimo che con i numeri di questa legislatura sarà quasi impossibile portarlo a casa – ammette Orfini in un post su facebook – l’occasione vera l’abbiamo persa in quella precedente”. Eppure, al quartier generale del Pd, nessuno vuole guardare in faccia alla realtà. E così corrono a inviare lettere a Repubblica per spronare il popolo di centrosinistra a rimboccarsi le maniche. “Non abbiamo bisogno di odio generato a volte dal rancore e dalla discriminazione – scrive Zingaretti – ma di un’Italia che dia opportunità a tutti e tutte”. E Veltroni dietro a fargli l’eco: “Il Pd deve saper declinare i suoi valori in questo tempo della storia – pontifica in una intervista su Repubblica – vengono oggi messi in discussione valori fondamentali, sociali, civili e umani”.
Il dibattito, però, è solo interno alla sinistra. In parlamento, infatti, nessuno vuole rimettere mano a una riforma osteggiata dalla maggioranza degli italiani. “L’Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge”, ha tagliato corto Salvini. Che ha poi messo in guardia la sinistra buonista: “La cittadinanza è una cosa seria e arriva alla fine di un percorso di integrazione, non è un biglietto per il Luna Park”. Certo, in singoli casi eccezionali, come appunto quello di Ramy, il governo può concederla anche prima del tempo. “Ma – ha messo in chiaro il vice premier leghista – la legge non cambierà”.
Anche fuori dalla maggioranza sono in molti a pensarla come Salvini. Da Forza Italia è arrivato un secco “no” allo ius soli. “Se siamo riusciti a bloccare l’assurda proposta dello ius soli in un Parlamento in cui la sinistra era più forte – ha commentato Maurizio Gasparri – figuriamoci che fine farebbe oggi una sortita del genere nell’attuale Parlamento”. Per il senatore azzurro è “vergognoso sfruttare fatti di cronaca per alimentare una campagna pro immigrazione. Riemergono registi falliti, come Veltroni che dovrebbe piuttosto parlarci del flop del suo film, non dello ius soli”. “Ci si occupi piuttosto di espellere seicentomila stranieri che continuano illegalmente a rimanere in Italia”, ha concluso.