Ecco quali sono le 5 parole che utilizzano più spesso le persone ‘meno intelligenti’
Il linguaggio che utilizziamo può rivelare molto di noi, e la ricerca psicologica e linguistica ha identificato alcune parole che sembrano essere più spesso utilizzate da persone con una minore complessità cognitiva. L’intelligenza artificiale, attraverso l’analisi dei modelli linguistici, ha contribuito a identificare almeno cinque parole o espressioni che chi possiede una struttura mentale meno articolata tende a ripetere frequentemente.
Questo fenomeno non riguarda semplicemente il vocabolario, ma riflette uno stile comunicativo poco accurato e un pensiero meno articolato. Queste parole servono spesso come riempitivi durante una conversazione, usate per colmare pause o per evitare momenti di silenzio imbarazzanti
Utilizzare ripetutamente questi termini può riflettere uno stile di comunicazione poco strutturato, in cui le parole riempitive sostituiscono concetti più elaborati. Quando ci affidiamo a riempitivi, possiamo dare l’impressione di avere difficoltà a esprimere il nostro pensiero in modo chiaro o di riflettere superficialmente sulle nostre opinioni.
Alcuni studi suggeriscono che chi riesce a limitare l’uso di questi termini tende a essere percepito come più riflessivo e preciso. Chiaramente, il contesto ha il suo peso: in una chiacchierata informale, l’uso di intercalari è comune e naturale, mentre in contesti più formali o professionali, l’abilità di comunicare in modo diretto e senza riempitivi è spesso associata a maggiore competenza e credibilità.
Quindi, non è la presenza di queste parole di per sé a fare la differenza, ma la frequenza e il modo in cui vengono usate. Sono state individuate 5 parole che le persone considerate ‘meno intelligenti’ userebbero in modo spasmodico: scopriamo di quali si tratta.
Il linguaggio che utilizziamo può rivelare molto di noi, e la ricerca psicologica e linguistica ha identificato alcune parole che sembrano essere più spesso utilizzate da persone con una minore complessità cognitiva. Questo fenomeno non riguarda semplicemente il vocabolario, ma riflette uno stile comunicativo poco accurato e un pensiero meno articolato. Tra le parole più frequentemente utilizzate vi sono i termini vaghi, come “cosa” o “tipo”.
Queste parole riempitive sono spesso usate quando non si riesce a trovare il termine specifico, o quando si preferisce evitare una spiegazione dettagliata. Ad esempio, dire “è tipo una cosa così” invece di spiegare meglio il concetto, può essere una scorciatoia per chi ha difficoltà a strutturare frasi complesse o a descrivere dettagliatamente un’idea.
Altri termini che tendono a essere ripetuti sono espressioni come “cioè” e “praticamente”. Anche queste parole indicano incertezza e difficoltà nell’elaborare un pensiero articolato. La loro funzione è quella di dare continuità al discorso, ma spesso non aggiungono valore informativo.
L’uso frequente di “cioè” o “praticamente” può rendere un discorso ridondante e poco incisivo, facendo percepire un basso livello di precisione espressiva. Un’altra parola comune tra le persone con minore complessità cognitiva è “tanto”. Questa parola viene utilizzata per enfatizzare o generalizzare in modo poco preciso, come in “tanto è sempre così”.
Questo tipo di espressione non permette una vera e propria apertura alla discussione o all’analisi e tende a chiudere il discorso, ostacolando una conversazione più profonda. Infine, frasi generiche come “non so” sono spesso abusate da chi non ha interesse ad approfondire o riflettere su ciò che dice. Questi termini, se usati frequentemente, possono indicare una minore capacità di argomentare in modo articolato, segnalando un livello di intelligenza limitato.