“Sta male, vive per strada”. Il dramma dell’ex famoso: il grande successo, poi l’oblio. Oggi è irriconoscibile

Finito in disgrazia, a vivere per la strada come clochard. La situazione è stata resa pubblica attraverso un appello sui social fatto da Giusy Caldo, che insieme ad altri volontari sta cercando di aiutare l’ex famoso, nella speranza di migliorare la sua condizione e si è presa cura del suo cane Ciccio. “Ho mandato un’associazione di terzo settore che si occupa di clochard – ha scritto – Questa associazione collabora con dei medici ed hanno un’ambulanza in cui curano e visitano i clochard presenti in città”.

“Tramite il loro intervento hanno predisposto un day hospital oggi all’Ospedale Civico di Palermo per accertamenti. Non sappiamo se seguirà un ricovero nei prossimi giorni o meno. Ieri siamo andati a prendere il suo cane Ciccio per portarlo in una pensione che lo sta ospitando”, le parole della volontaria che ha affidato il cane Ciccio a una struttura.

Maurizio Schillaci, l’ex calciatore della Lazio è un clochard

Maurizio Schillaci, ex attaccante della Lazio e cugino del più famoso Totò, ancora in ospedale a causa del tumore al colon, non sta bene e a 62 anni continua a vivere per strada a Palermo, nella zona del Teatro Massimo. “Si trova in uno stato di denutrizione importante”, l’appello dei volontari, che sono riusciti a fargli fare delle analisi all’ospedale. “Come sapete stiamo aiutando Maurizio Schillaci il clochard con il cane di Piazza Verdi (Teatro Massimo). Sta facendo un percorso sanitario, esami etc e noi lo aiutiamo con la gestione del suo cane. Maurizio si trova in uno stato di denutrizione importante”, ha scritto Giusi.

“È stanco di alimentarsi con pietanze acquistate (panini, pasta al forno etc). Mi ha detto che gli mancano i sapori di casa e non quelli delle gastronomie. Ed allora vi chiedo… Riusciamo ad organizzare dei turni e cucinare un pochino l’uno portando delle cose cucinate fatte in casa ? Se ti va di aiutarci scrivimi”, recita il post dello scorso 5 settembre.

Maurizio Schillaci aveva esordito a 17 anni con la maglia della squadra della sua città, il Palermo, poi era arrivato al Licata di Zeman in Serie C e infine alla Lazio nel 1986. Con i biancocelesti scese in campo solo 11 volte, segnando un gol. Poi l’esperienza nel Messina, poi alla Juve Stabia, e di nuovo al Licata.

A 31 anni, però, la sua carriera era finita. In qualche ospitata in tv aveva parlato dei medici della Lazio: “I medici sociali mi hanno rovinato. Secondo loro ero un malato immaginario, un siciliano senza carattere. Dicevano che non avevo voglia di giocare, la realtà è che avevo lo scafoide del piede destro lesionato e in necrosi. Per un anno ho continuato a dire che stavo male, ma nessuno mi credeva. Alla fine per farmi fare finalmente una stratigrafia ho dovuto attendere il mio successivo trasferimento al Messina, in Serie B”.

Poi i problemi con la droga, la famiglia e alla fine la vita da clochard. “Finché giochi tutti ti amano, ma quando smetti ti ritrovi da solo. È il vuoto. Ora ho 60 anni e ho giocato solo a pallone, chi mai mi assumerebbe?”, aveva raccontato Maurizio Schillaci.