Irina Lucidi: una nuova vita per la mamma delle gemelline scomparse
Il tempo scorre inesorabile, non lo si può fermare e per chi resta, seppur con dentro il dolore immane della scomparsa di due figlie, due gemelline che tutti noi abbiamo ben impresse nella mente.
Di Alessia e Livia Schepp non si sa più nulla dal 2011, mentre il loro padre, l’ingegnere Matthias Schepp ha posto fine alla sua vita.
In tutto questo c’è una donna, Irina Lucidi, cui è stato strappato il suo tesoro più prezioso ma che deve comunque sopravvivere, dovendo fare i conti, ogni giorno, con il passato che passato non è.
Chi ha un parente nel limbo degli scomparsi o, come nel caso di Irina, ha due figliolette che oggi sarebbero delle splendide ragazze, deve trovare la forza di proseguire.
Ma com’è la sua nuova vita? Sono in tanti coloro che se lo sono chiesti.
E’ impresso nei nostri cuori il crudele destino delle gemelline Alessia e Livia Schepp, scomparse nel 2011 assieme al padre che si è tolto la vita, Matthias Schepp , che avrebbe fatto recapitare alla moglie, in Svizzera, 2 lettere inviate da Tolone e da Cerignola, con questo sconvolgente contenuto: “Le ho ucc***”, “Le bambine riposano in pace, non hanno sofferto. Non le rivedrai più”.
Irina Lucidi, madre delle piccole, ha creato una fondazione, la Missing Children Switzerland, diffondendo l’immagine delle sue gemelle che oggi sarebbero due adolescenti, accompagnando gli scatti con delle indicazioni pratiche da seguire in caso di avvistamento, come lo scatto di una foto, la registrazione di data, ora e luogo, il contattare la fondazione stessa, con la speranza, mai persa, di poterle ritrovare vive, a distanza di così tanti anni.
Ma come si fa a vivere? Dove si trova la forza? Le gemelline, come ormai noto, vennero rapite dal padre, un ingegnere svizzero, il 30 gennaio a Saint-Sulpice, in Svizzera, dove sono state viste per l’ultima volta. Da quella data di queste piccole bambine si è persa ogni traccia, sono entrate nel limbo degli scomparsi, come molto spesso si definisce chi non si trova più da anni, da troppi anni.
Il tempo scorre inesorabile, non lo si può bloccare, così come impossibile è smettere di pensare che le sue dolci bambine siano vive, da chissà quale parte, anche perchè i loro corpi non sono mai stati ritrovati. E così, nella disperazione che ti tormenta tutti i giorni, che Irina, non arrendendosi, spera di poterle riabbracciare al più presto.
Tante le piste seguite finora dato proprio il non ritrovamento dei corpi: quella dell’abbandono, della vendita in un campo rom, del trasporto all’estero. Ovviamente queste sono tutte ipotesi, prive di certezza. Ma torniamo a mamma Irina che, intervistata di recente dal Corriere della Sera, ha raccontato la sua nuova vita, in equilibrio tra la consapevolezza della scomparsa delle piccole e la speranza di poterle abbracciare di nuovo.
La donna che non riesce più a lavorare, ha parlato della sua esperienza in Asia: “L’Asia mi ha fatto bene e mi hanno fatto bene i sorrisi splendenti dei tanti bimbi che ho conosciuto. A Yogyakarta, sull’isola di Giava, ho dormito nei villaggi con le famiglie, andavo nelle scuole a insegnare un po’ di inglese agli studenti e loro mi seguivano per le strade, nei musei. Volevano imparare, capire. È stato bellissimo”, ha dichiarato commossa.
La Lucidi ha aggiunto: “La prima volta che ho visto una classe di bambini a piedi nudi ricordo che ho pensato a Matthias. I miei pensieri gli hanno detto: quanto sei stato str**zo. Guarda questi bimbi, hanno i sorrisi fino alle orecchie e sono felici eppure non hanno niente e invece tu avevi tutto e l’hai buttato via senza un motivo ed eri ricco, nel Paese più ricco del mondo. Le mie gemelline sono sempre rimaste qui, accanto a me. Ce le ho negli occhi, sulla pelle. Trasmettono la vitalità che soltanto i bambini sanno come e dove trovare”.