Olimpiadi Parigi, il padre di Imane Khelif: “È una ragazza, è cresciuta come…”


Imane Khelif prosegue la sua avventura alle Olimpiadi 2024, il papà la difende dalle accuse di essere un’atleta transgender

Si continua a parlare di Imane Khelif, la pugile algerina che pochi giorni fa (a causa di pugni troppo violenti) ha costretto l’azzurra Angela Carini a ritirarsi dalle Olimpiadi 2024; la 25enne africana, balzata ai quarti di finale dopo il forfait della rivale italiana, ha sconfitto l’ungherese Hamori ed è volata in semifinale dei pesi welter femminili avvicinandosi sempre di più alla medaglia d’oro per la quale sulla carta è favorita. Nelle ultime ore la Khelif è stata ritratta come atleta intersex, addirittura come presunta pugile transgender e che non dovrebbe gareggiare con le donne dato il livello di testosterone troppo alto (motivo per cui era stata esclusa dai Mondiali 2023). A fare chiarezza sulla situazione di Imane è stato suo papà, ecco cos’ha detto ai microfoni di AFP.

Il papà di Imane fa chiarezza

Mia figlia è una ragazza – ha subito esordito il papà di Imane – è stata cresciuta come una bambina, una bambina forte. L’ho cresciuta per essere una gran lavoratrice e coraggiosa. Ha una forte volontà di lavorare e di allenarsi. L’italiana non è riuscita a sconfiggerla perchè mia figlia era più forte“. Parole secche e decise che andrebbero a smentire, appunto, le voci di pugile passata da uomo a donna e che, di conseguenza, sarebbe irregolare (per motivi fisiologici) in un torneo femminile.

Orgoglio algerino: ecco cosa manca per vincere la medaglia d’oro

Imane è un esempio di femminilità algerina – ha aggiunto il padre dell’atleta – è una delle eroine del nostro Paese. Se Dio vuole ci onorerà con una medaglia d’oro e innalzerà la bandiera algerina a Parigi. Questo è l’unico obiettivo che ci siamo prefissati dall’inizio“. A separare Imane Khelif dalla medaglia d’oro olimpica per la categoria 66 kg sono la thailandese Suwannapheng (che la attende in semifinale il 6 agosto) ed eventualmente in finale una tra la belga Derieuw, la cinese YangChen Nien-Chin da Taipei e l’uzbeka Kamidova.