“Covid, tornino le misure di protezione”. Chi sta lanciando un nuovo allarme e perché
“Esplosione di Covid nel Lazio“. Sembra un titolo del 2020, ma in realtà è del 2024, e precisamente del 15 luglio. A lanciare l’incredibile allarme è la Federazione nazionale medici di medicina generale (Fimmg), alla luce dei “dati della rete della Fimmg Roma nella regione Lazio, dove i numeri del Covid stanno risalendo in modo importante, con rischi reali per le persone anziane e debilitate”. Secondo i medici la questione è così seria al punto che la federazione – si legge in una nota ripresa da Il Tempo – ha già inviato un alert ai medici di famiglia con le misure da intraprendere, non ultima quella di attivare, negli studi ove siano state allentate, “le misure di protezione come mascherine e distanziamenti, fornendo le regole di approccio e le informazioni sui comportamenti da tenere per evitare contagi alle persone deboli”. Nel Lazio si registrano “da 1 a 3 casi per medico al giorno, con una diffusione non monitorata dai numeri nazionali, poiché è stato notevolmente ridotto il sistema di rilevamento dei tamponi” e quindi i dati ministeriali sono “fortemente sottostimati”.
Maria Corongiu, infettivologa e presidente della Fimmg Roma rincara la dose: “Attendiamo di conoscere quale variante Covid stia circolando in Italia, dopo che la variante KP.3 negli Usa ha già preso il sopravvento”. Ma il problema maggiore – secondo il medico – è che “sono state smantellate tutte le misure di prevenzione e di controllo, il monitoraggio dei tamponi è stato interrotto, e quindi il rischio di contagio per le persone anziani e fragili è elevatissimo”. Un tuffo all’indietro nel tempo che sembra farci precipitare in una voragine spazio-temporale incredibile. Ma ha davvero senso nel 2024 continuare con questo terrorismo? Tra i fattori che preoccupano Corongiu c’è “la caduta dell’obbligo delle protezioni individuali negli ospedali dal 30 giugno”. Poi la presidente Fimmg Roma tira le orecchie a quei cittadini che eseguono il test in autonomia ma “non dichiarano al medico la presenza della malattia e quindi una consistente quota delle infezioni non viene rilevata neanche dai medici di famiglia”.